Quando ci fu chiesto di realizzare un documentario su Santa Francesca Romana, non avremmo neppure saputo collocarla nella storia, tanta era la nostra ignoranza in proposito. Francesca era sicuramente di Roma, come tradisce l'aggettivo, che poi è divenuto nome esso stesso (il vero nome invece era Francesca Bussa, sposata con un Ponziani), ma nient'altro. I libri che abbiamo iniziato a sfogliare, le biografie scritte dai suoi confessori, tra l'altro veri testi di letteratura perché primi esempi di dialetto romanesco, ci portarono subito alla fine del '300, nel buio del medioevo.
Inghilterra, 1373. Una donna di circa trent'anni decide di vivere la sua vita reclusa dentro le quattro mura di una cella, adiacente ad una chiesa. Oggi questo ci può apparire assurdo, ma molte erano le donne che in quel periodo in Europa sceglievano questa forma di vita religiosa “alternativa” al monastero, che paradossalmente garantiva loro una grande libertà interiore: di pregare, di studiare, di essere guide spirituali.